San Domenico di Guzmán

Il fondatore dei Domenicani

Domenico di Guzmán è stato in vita un presbitero spagnolo, oltreché il fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori Domenicani ed è stato proclamato Santo dalla Chiesa Cattolica. Fu canonizzato da Papa Gregorio IX, il 13 luglio 1234, nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Rieti. È altresì il patrono della Repubblica di Santo Domingo e dell’omonimo Ordine da lui fondato.

La sua ricorrenza ricade nel giorno 8 agosto ed è particolarmente festeggiata nei diversi comuni di cui è il Santo Patrono. Certamente la Basilica più importante che porta il suo nome è quella di Bologna, in cui ha luogo una preziosa arca marmorea a custodire le membra del Santo. Bologna è la città dove Domenico morì, nel 6 agosto 1221, e di cui è il Patrono e Difensore perpetuo.

Fra i simboli che maggiormente rappresentano San Domenico nell’arte religiosa, abbiamo la stella in fronte o sul capo, il giglio, il cane, il Vangelo, la bandiera o lo stendardo, il rosario, la croce, il libro, l’abito domenicano (saio bianco, scapolare bianco, cappa nera).

San Domenico in preghiera di Beato Angelico

La vita di Domenico

San Domenico nasce a Calaroga l’8 agosto 1170, che è una cittadina spagnola della provincia di Burgos e che attualmente conta solo 443 abitanti. È il figlio di una famiglia agiata e probabilmente nobile; più esattamente da Felice di Guzmán e Giovanna d’Aza. Alla nascita viene battezzato col nome di Domenico di Silos, che è il Santo Patrono dell’Abbazia benedettina di Santo Domingo de Silos, situata a pochi chilometri a nord del suo paese natale.

Inizialmente riceve l’educazione in famiglia, dallo zio materno Gonzalo de Aza, arciprete, per poi essere inviato all’età di 14 anni, a Palencia, dove frequenta corsi regolari di arti liberali e teologia che lo impegnano dieci anni. Qui viene a contatto con le miserie causate dalle continue guerre, dalla carestia e già impressiona la comunità locale per le sue attenzioni caritatevoli. Termina gli studi all’età di 24 anni e segue la sua vocazione, entrando tra i canonici regolari della cattedrale di Osma, dove viene consacrato sacerdote dal Vescovo Martino di Bazan.

La carriera ecclesiastica di Domenico di G. prende il volo dal momento in cui Diego d’Acebo viene eletto Vescovo nel 1201. Questi lo nomina sottopriore e, in occasione di una visita diplomatica in Danimarca, lo stesso Vescovo lo sceglie come suo accompagnatore ufficiale. Inoltre, lo Vescovo ebbe modo di apprezzare Domenico nel come teneva vivo il contatto coi fedeli della Francia meridionale, dove era diffusa l’eresia dei càtari. Tali progressi spinsero Diego d’Acebo a richiedere personalmente al Papa Innocenzo III di potersi dedicare all’evangelizzazione dei pagani assieme a Domenico. Tuttavia Innocenzo III orientò il loro zelo missionario verso quella predicazione nella Francia meridionale, la regione dove erano più attivi i càtari. I due accettarono e, nel 1206, furono inviati missionari in Linguadoca; Domenico continuò anche quando si dissolse la legazione pontificia e pure dopo l’improvvisa morte di Diego (30 dicembre 1207).

Particolare del dipinto “Miracolo di Soriano”

La permanenza in Linguadoca

La Linguadoca-Rossiglione (spesso chiamata solo Linguadoca) è una regione storica sulla costa meridionale della Francia, che si estende dalla Provenza ai Pirenei, al confine con la Spagna e il cui capoluogo è Montpellier. In questa regione e più precisamente a Fanjeaux, tra il 1205 e il 1216, Domenico di Guzmán prese parte ad una missione come legato papale e cercò sempre di convertire gli eretici càtari con semplici riconciliazioni, colloqui personali, predicazione, opere di persuasione, preghiera e di penitenza. Fu appoggiato in questa sua opera da Folchetto, che lo nominò predicatore della sua diocesi.

Domenico compie questa sua missione con umiltà e in povertà. In questi anni, matura anche l’idea di fondare un ordine religioso. La sua prima mossa fu quella di istituire una comunità femminile, posta ad accogliere le donne che avevano abbandonato il catarismo. Questa comunità di religiose domenicane esiste ancora oggi!

A Domenico si avvicinavano anche uomini, ma questi resistevano poco al rigoroso stile di vita da lui preteso per testimoniare con l’esempio la fede cattolica tra i càtari. Alla fine però riuscì a riunire un certo numero di uomini idonei, motivati e che condividevano i suoi stessi ideali, istituendo un primo nucleo stabile e organizzato di predicatori.

Nel 1209, in occasione dei massacri compiuti dai Crociati (particolarmente feroce fu quello compiuto dopo la conquista di Béziers), che non badarono all’età e al sesso e, nella loro furia, arrivarono a colpire perfino i cattolici, Domenico si distinse nel biasimare severamente tali azioni brutali.

Madonna di Pompei

L’apparizione della Madonna e la consegna del Rosario

Il Beato Alano della Rupe racconta che Domenico di Guzmán, durante la sua permanenza a Tolosa nel 1212, ha una visione della Vergine Maria che gli consegna un Rosario, come richiesta a una sua preghiera, in cui chiedeva di combattere l’eresia albigese senza l’uso della violenza. Da quel momento, il Rosario diventa la preghiera più diffusa per combattere le eresie oltre che una delle più tradizionali preghiere cattoliche.

Sempre secondo il racconto del Beato, nel biennio seguente (1213-1214), mentre Domenico di G. predicava in Spagna, col suo confratello fra Bernardo, viene rapito dai pirati, e durante la notte dell’Annunciazione di Maria (25 marzo), una tempesta stava facendo naufragare la nave. Maria apparve a Domenico e disse che l’unica salvezza dalla morte certa per l’equipaggio era dire sì alla sua Confraternita del Rosario. L’equipaggio accettò e il mare si calmò. I pirati si convertirono e divennero i primi membri della Confraternita “Casa di Maria”.

In occasione di un viaggio a Roma dell’ottobre 1215, per accompagnare il vescovo Folchetto, Domenico avanzò la proposta a Innocenzo III di un nuovo Ordine Monastico, dedicato alla predicazione, trovando grande disponibilità nel Papa. Questi l’approvò verbalmente, seguendo i canoni conciliari e proponendo di non creare una nuova regola, bensì prenderne una già approvata. Domenico scelse la regola di Sant’Agostino e sempre durante il 1215 ricevette le prime donazioni immobiliari: la casa in Tolosa di Pietro Cellani (divenuto anche lui predicatore) ed anche un castello da Simone IV di Montfort.

La cappella di San Domenico, nella Basilica di San Domenico (Bologna)

Fondazione dell’Ordine dei Frati Predicatori

Dal 1215 in poi, Domenico di Guzmán scelse di non prendere più parte ad alcuna crociata e l’anno seguente, il 22 dicembre 1216, Papa Onorio III gli conferì l’approvazione ufficiale e definitiva all’Ordine fondato da Domenico. Ottenuto il riconoscimento ufficiale, l’Ordine crebbe e già l’anno dopo, nel 1217, fu in condizione di inviare monaci in molte parti d’Europa, fra cui Bologna dove Domenico si recò. Fu un anno duro perché i Vescovi locali ostacolavano il cammino dei domenicani, ma l’11 febbraio 1218 una bolla papale ordinava a tutti i prelati di dare loro la meritata assistenza.

Domenico incontrò a Bologna l’’eloquenza di Reginaldo d’Orléans il quale fu a favore del nuovo ordine, stimolò un notevole e vasto sostegno, comprese notevoli donazioni. Tuttavia Domenico le rifiutò, perché desiderava che i suoi confratelli non avessero proprietà e vivessero di elemosina.

Nel biennio 1220-1221, Domenico presiedette personalmente a Bologna ai primi due Capitoli Generali, destinati a redigere la Magna Carta e a precisare gli elementi fondamentali dell’Ordine:

predicazione,
studio,
povertà mendicante,
vita comune,
legislazione,
distribuzione geografica,
spedizioni missionarie.

Sfinito dal lavoro apostolico ed estenuato dalle grandi penitenze, Domenico morì il 6 agosto 1221, nel suo amatissimo convento di Bologna (Basilica di San Domenico), in una cella non sua; perché lui, il fondatore, non l’aveva. Era circondato dai suoi frati, cui rivolgeva l’esortazione «ad avere carità, a custodire l’umiltà e a possedere una volontaria povertà».

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